Stampa
10
Set
2008

GLI ASSESSORI ALL' ISTRUZIONE DELLE PROVINCIE LIGURI SUL MONDO DELLA SCUOLA

Pin It

Sembra che il mondo della scuola debba essere per definizione in continua evoluzione: dopo le riforme sui programmi, dopo l'ingresso di tanti ragazzi stranieri in una cultura diversa, dopo i problemi coi ricorrenti fenomeni di bullismo, e come se tutto questo non bastasse coi tagli in vista decisi dal ministero il 25 giugno scorso, è arrivato il decreto finale 112/2008 a mettere in fermento tutto il mondo della scuola e fra gli altri anche i tre assessori all'istruzione delle province di Genova, Savona e La Spezia - Manuela Cappello, Carla Siri e Anna Maria Mascardo - che hanno scritto al Ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini per manifestare "forte disappunto" sul decreto legge. E a volte sembra proprio che la scuola si debba trasformare in un continuo campo di battaglia per politiche ed esperimenti più o meno riusciti e talvolta ancora mancati come l'abolizione - una decina d'anni fà - del vecchio voto di condotta che è stato testè riabilitato di gran carriera per non vedere trasformate tutte le scuole in un perenne asilo nido. Le tre assessore infatti "pur condividendo la necessità di riforme strutturali del sistema scolastico nel suo complesso" ritengono che "tale percorso non possa essere affrontato con un decreto legge", ma debba procedere attraverso la consultazione e la convergenza con gli enti locali, le parti sociali e le associazioni di categoria. Le tre assessore, infatti, si dicono "certe che solo un approccio di confronto e analisi possa portare ad una riforma scolastica efficace e realmente strutturale, indipendente dalle variazioni del quadro politico". A finire sotto accusa ci sono soprattutto "i drastici tagli di personale precario" in particolare degli insegnanti di sostegno "di fronte alle indiscutibili esigenze didattiche della crescente popolazione scolastica" che non solo è notevomente cresciuta negli ultimi anni, ma si è anche molto differenziata. In una stessa classe si trovano il bambino disabile con tutto il suo bisogno di essere seguito personalmente, ma anche ragazzini che spesso provengono da culture tra loro molto diverse e che in alcuni casi non conoscono nemmeno l'italiano. In particolare il documento contesta il "presunto esubero di personale a confronto con i Paesi dell'area Ocse", in quanto se è vero che i docenti italiani risultano più numerosi, è perché essi "sono tutti dipendenti dallo Stato", anche "quelli deputati all'inclusione degli studenti diversamente abili", mentre in altri Paesi gli stessi docenti "non sono dipendenti del Ministero dell'Istruzione ma di altre Amministrazioni". Non solo, ma da tenere presenti ci sono tanti altri aspetti, non ultimo quello legato alle caratteristiche stesse di un territorio: il decreto infatti prevede la chiusura delle scuole che non hanno un sufficente numero di alunni, ma che ne sarà di "tanti Comuni dell'entroterra della Liguria che ha un'orografia complessa e completamente differente, ad esempio, dalla Lombardia, e che evidentemente pongono problemi peculiari"? Da alcune analisi, desunte dai dati ufficiali forniti dall'Istat e dall'Anci, risulta che nel nostro Paese esistono ben 5.756 comuni (71,05% del totale) con popolazione fino a 5.000 abitanti. In moltissimi di questi comuni, ed in particolare nei 1.627 (20,08%) che hanno una popolazione compresa tra i 1.000 e i 2.000 abitanti, c'è da chiedersi che fine faranno le piccole scuole che rappresentano spesso l'unico luogo di aggregazione e di crescita culturale per l'intera comunità. E poi ci sono gli effetti di "depauperamento del patrimonio scolastico per la mancanza di risorse per primari interventi sull'edilizia scolastica e per servizi e funzioni fondamentali come il trasporto degli studenti disabili e l'integrazione scolastica, e l'indotta contrazione dei tempi scuola, fortemente avversata dalla cittadinanza". I tre assessori provinciali ritengono che "non sia proponibile, né esigibile, oggi, la gestione di classi con oltre 20-25 ragazzi, sia per le dimensioni fisiche delle aule situate spesso in edifici costruiti per altre finalità, sia per l'impossibilità dei docenti di far fronte a un numero così elevato di allievi con caratteristiche socio-culturali molto differenti rispetto a venti anni fa". E il documento a questo punto chiude con una domanda piuttosto provocatoria: secondo i tre assessori Manuela Cappello, Carla Siri e Anna Maria Mascardo c'è da chiedersi "quale senso di responsabilità noi politici riusciamo a trasmettere agli elettori e potenziali elettori se non riusciamo neanche a garantire il diritto allo studio?" Dalle leggi nazionali al quadro locale però la situazione non cambia molto: risparmi e tagli sono di casa anche in provincia di Genova, dove, in nome di una razionalizzazione sempreverde, sono previsti nuovi accorpamenti tra le scuole approvati di recente dal consiglio provinciale: la nuova organizzazione della rete scolastica entrerà in vigore dall'anno 2009/2010 e salvo modifiche della Regione, il piano prevede diverse novità e in primis la divisione delle scuole per ambiti: l'intera provincia infatti è stata suddivisa in 6 ambiti territoriali per le superiori che sono di competenza diretta di piazzale Mazzini, e in 18 ambiti territoriali per la scuola dell'obbligo, di cui 9 corrispondenti agli attuali municipi del comune di Genova e 9 che ricadono sotto la competenza di diversi comuni. Il che significa ad esempio che il Gastaldi di via Col si deve separare dal Giorgi per potersi unire con l'Abba di via Teglia che ha la sua succursale proprio nella stessa via Dino Col; l'obiettivo è di ottimizzare la logistica per migliorare anche l'offerta formativa: dalla condivisione delle palestre all'organizzazione delle lezioni, coi professori che si possono suddividere l'orario su due o tre sedi più vicine. Il convitto Colombo che ha molti spazi, ma ha ormai sempre meno alunni come residenti fissi, metterà a disposizione i suoi locali per altre scuole che invece "scoppiano" come le succursali dei due licei scientifici il Leonardo di Largo Giardino e il Cassini di via Peschiera. Un modo negli obiettivi della Provincia per consentire soprattutto una redistribuzione migliore della popolazione scolastica nel centro cittadino e insieme per rivitalizzare il Convitto. Ma le novità coinvolgono anche il levante dove è in atto ormai da tempo una presenza sempre maggiore degli istituti superiori. E in particolare degli scientifici guidati dal King di via Sturla. Le sue due succursali, quella di via Era e quella di via Casotti infatti dovrebbero unirsi e formare un nuovo liceo scientifico. Sarebbe il terzo a Genova dopo il King e il Cassini. Per ora si tratta soprattutto di una proposta, perché oltre alle normali difficoltà burocratiche, devono essere ancora individuati gli spazi necessari. E non solo, ormai tra le superiori è quasi una guerra non dichiarata: se mancano i numeri infatti, la fine, come istituto indipendente, è praticamente certa: il che significa in genere perdere il proprio preside, la propria segreteria, con cambi di classi e di professori come succederà a Rapallo con il Liceti, che da tre anni è in sofferenza numerica di iscritti, "per cui non risponde più ai parametri di legge e ai criteri regionali" e verrà accorpato alla succursale del De Ambrosis-Natta di piazzale Bontà. "Il piano costituisce un'importante mappatura dell'offerta formativa del territorio della Provincia di Genova" ha commentato da parte sua l'assessore Monica Puttini che si è anche assunta l'impegno "di predisporre un regolamento preciso per le modifiche ai prossimi piani". Che magari potrebbe essere un modo per non viaggiare sempre a vista.

Fonte Il Cittadino