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02
Gen
2009

SAPPE CARCERI: RIFORMA PENITENZIARI NON DISGIUNTA DA ORGANICA RIFORMA SISTEMA GIUSTIZIA

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Riceviamo dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria e pubblichiamo:
Condividiamo l'assunto secondo il quale una riforma organica del sistema giustizia del Paese ormai non più rinviabile. In tale contesto, un ruolo fondamentale dovrà essere dedicato alla rivisitazione  delle politiche penitenziarie italiane, che necessitano di riforme strutturali non più rinviabili. Il nostro auspicio è che una riforma della giustizia e del sistema penitenziario nazionale avvenga con il contributo sinergico di maggioranza ed opposizione parlamentare, atteso che su queste priorità le formazioni politiche devono far prevalere gli interessi del Paese agli schematismi ideologici di parte.
E’ quanto dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa Organizzazione di Categoria.
Svanito l'effetto insulto, le carceri italiane sono tornate a riempirsi. Il fallimento delle politiche penitenziarie del Paese è ben evidente nei numeri attuali. Sono infatti ormai quasi 58mila i detenuti presenti nei 205 penitenziari italiani (Case circondariali, di reclusione, istituti per le misure di sicurezza) a  fronte di una capienza regolamentare di circa 43mila posti. Ben 8.101 sono i detenuti presenti in Lombardia (capienza regolamentare 7.677 posti), 7.172 in Campania (6.720 i posti regolamentari),  6.843 in Sicilia, 5.341 nel Lazio, 4.544 in Piemonte, 3.456 in Puglia, 2.254 in Calabria, 3.742 in Toscana, 2.968 in Veneto. In Liguria, poi, i dati parlano da soli: nei sette penitenziari della Regione sono oggi presenti 1.375 detenuti (1.298 uomini e 77 donne) rispetto ad una capienza regolamentare di 1.140 posti. Anche sul fronte Personale che lavora nelle carceri i dati sono altrettanto allarmanti. La differenza tra il Personale di Polizia Penitenziaria effettivamente in forza e quello previsto registra una carenza di 4.425 Agenti uomini e 335 Agenti donne. Le carenze di Baschi Azzurri più consistenti si registrano in Lombardia (circa 1.200 unità), Piemonte (900) Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Liguria. Anche il Personale amministrativo e tecnico è fortemente sotto organico di ben 2.300 unita. E’ quindi evidente come la mancata adozione di provvedimenti strutturali da parte di Governo e Parlamento per modificare il sistema penitenziario contestualmente all’approvazione dell’indulto abbia riportato le carceri italiane a livelli di sovraffollamento insostenibili. Il SAPPE, la prima e più rappresentativa Organizzazione sindacale della Polizia Penitenziaria, aupica quindi che la questione penitenziaria sia posta tra le priorità d’intervento della riforma della giustizia annunciate dal premier Berlusconi, prevedendo in particolare le necessarie modifiche del sistema penale – sostanziale e processuale – che rendamo stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi affidando a misure alternative al carcere la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale. Che si trovino soluzioni concrete al problema degli stranieri detenuti (che rappresentano oggi circa il 40% della popolazione carceraria) mediante accordi internazionali che consentano concretamente l'espiazione delle pene nei Paesi di origine. Ma soprattutto che si impegnino ad assumere almeno 3.000 nuovi poliziotti penitenziari, stante la grave carenza di Personale che si registra nel Paese.
Capece sottolinea che se la strada del Governo in materia di deflazione dei penitenziari è quella di costruire nuovi carceri, questo vuol dire necessariamente assumere nuovo Personale, di Polizia e del Comparto Ministeri (oggi entrambi nettamente sotto organico), vuol dire stanziare fondi e risorse. Vorremmo sapere come il Governo intende muoversi, visto che è addirittura previsto, nella Finanziaria approvata quest’estate, una netta riduzione ai fondi riservati all’Amministrazione penitenziaria.  La questione generale del sovraffollamento, infatti, non può trovare esclusiva risposta nello sviluppo dell'edilizia penitenziaria. Ciò non solo per la mancanza di risorse economiche proporzionate alle esigenze e per i tempi lunghi di esecuzione dei lavori, ma anche per la carenza di risorse umane, specificamente Polizia penitenziaria e personale del Comparto ministeri, necessarie per la gestione delle nuove strutture. Se, quindi, le attuali dotazioni organiche sono già insufficienti per le esigenze relative all'epoca della loro individuazione, non vi è dubbio che la situazione sia andata ancor di più aggravandosi a seguito dell'apertura, dopo il 2000, di nuove strutture penitenziarie, della realizzazione dei nuovi padiglioni detentivi e della ristrutturazione di sezioni detentive inutilizzate.
L’auspicio del SAPPE conclude Capece è una espansione dell'esecuzione penale esterna, ossia il sistema delle misure alternative, che può essere incentivata offrendo garanzie di sicurezza credibili sia dal giudice che le dispone, sia dalla stessa collettività. Sto parlando di un controllo permanente, cioè di una verifica puntuale di dove il condannato si trovi e di che cosa faccia coinvolgendo sempre di più la Polizia penitenziaria. Altro impulso allo sviluppo dell'area dell'esecuzione penale esterna potrebbe essere dato anche avvalendosi di sistemi di controllo tecnologici come, ad esempio, il braccialetto elettronico.