05
Mar
2007
ARRIGO PETACCO AI MARTEDIí LETTERARI DEL CASINO' DI SANREMO
Introduce lo scrittore il curatore della rassegna Ito Ruscigni.
Contenuto:
"Viva la muerte!, abajo la inteligencia!" fu il grido di battaglia dei militari spagnoli che nel 1936 si ribellarono al governo della Repubblica. Per le passioni intense e la faziosità violenta che suscitò e per il coinvolgimento ideologico che caratterizzò i due schieramenti contrapposti, la guerra civile di Spagna fu una guerra diversa da tutte le altre. Le sue origini affondano nelle ingiustizie sociali che da secoli affliggevano questo paese, anche se a scatenare il conflitto vero e proprio fu l'incauta politica del fronte delle sinistre che vinse di misura le elezioni del 1936. Spinto dalle pressioni dei movimenti più radicali, il nuovo governo avviò un programma che avrebbe dovuto trasformare di colpo una società medievale in una democrazia ultramoderna: abolizione del latifondo, soppressione dell'insegnamento religioso, introduzione del divorzio, espulsione dei gesuiti, confisca dei beni ecclesiastici, persecuzione del clero... Tutto questo diede adito a una serie di violenze e attentati da ambo le parti, che culminò nella sollevazione dei militari. Ne scaturì una guerra civile che degenerò in una inaudita 'matanza' alla quale l'Europa assistette impotente e inorridita. La Germania nazista e l'Italia fascista si schierarono con il generale Franco, capo degli insorti, mentre migliaia di volontari antifascisti (fra i quali molti italiani) affluirono in territorio iberico per costituire le Brigate internazionali. Il contemporaneo intervento dell'Unione Sovietica in aiuto dei repubblicani trasformò il conflitto spagnolo da guerra tra democrazia e fascismo in guerra tra fascismo e comunismo: nelle file repubblicane si perpetrò il massacro di tanti onesti antifascisti colpevoli soltanto di non essere comunisti, e la sorte della Spagna venne giocata da Stalin sui tavoli diplomatici nell'esclusivo interesse della politica estera sovietica. Infine, la Repubblica fu sconfitta. Franco conquistò il potere e Mussolini, in risposta al mitico "No pasaran!" dei difensori della Repubblica, poté rispondere con un trionfante "Siamo passati!". Ricostruendo gli eventi in modo obiettivo e sfrondandoli da ogni sovrastruttura ideologica, Arrigo Petacco rievoca gli epici trentadue mesi di lotta sul fronte spagnolo: dall'assedio dell'Alcazar, al bombardamento di Guérnica, dalla battaglia di Guadalajara all'eroica resistenza di Madrid. Il suo racconto si sofferma in particolare sulla partecipazione degli italiani che combatterono sui due fronti, con tutte le implicazioni politiche che la contraddistinsero, senza trascurare i meriti spesso sottaciuti di tanti compatrioti antifascisti diventati in seguito vittime delle purghe comuniste o scomodi testimoni.
La lotta sanguinosa e disperata combattuta dai difensori della Repubblica spagnola è stata trasfigurata in una romantica epopea, mentre la vittoria conseguita dagli avversari è divenuta l'incarnazione del male assoluto. Oggi è giunto il momento di rivisitare integralmente e da un angolazione totalmente nuova la storia di un conflitto controverso che non cessa di suscitare accese polemiche nell'ambito dell'attuale dibattito storico e culturale.
Arrigo Petacco è nato nel 1929,a Castelnuovo Magra,a ridosso delle Alpi Apuane,e ora vive
in riva al mare di Portovenere.
Dice di sé: “Come tutti i giornalisti della mia generazione, ho sempre lavorato con la macchina da scrivere”.
Ritiene di appartenere ad una generazione fortunata. Ha infatti vissuto da ragazzo le durezze della guerra,ma si è anche divertito. Da giovane ha creduto in tanti ideali, falsi ma suggestivi, che riempivano il cuore di speranza.
Da adulto è stato favorito dalle opportunità offerte dal "boom economico" a chi aveva voglia di lavorare.
E da vecchio si gode una pensione che le generazioni successive rischiano di non ricevere…
A diciassette anni era già un cronista di "nera" (prerogativa che lui ritiene indispensabile per diventare un buon giornalista) rivelando doti particolari da investigatore.
In seguito ha lavorato per molte altre importanti testate approdando infine alla RAI, rinunciando tuttavia alla cosiddetta "carriera"pur di conservare il suo incarico di inviato speciale.
In un paio di occasioni si è lasciato tentare ed ha accettato incarichi direzionali ("Storia Illustrata", "La Nazione", Speciale TG1, ecc.) ma poi, pentito, è tornato ai suoi vecchi amori.
Per la RAI ha realizzato innumerevoli programmi. Ha sceneggiato diversi film e scritto un certo numero di libri.
Si è avvicinato alla Storia quando ha scoperto che quello che aveva letto nei libri di scuola era in gran parte falso.
Da allora si è dedicato alla ricerca storica utilizzando l'esperienza e gli strumenti del cronista investigativo e ottenendo un buon successo.
Sposato nel 1957 con Lucetta De Martino, è rimasto vedovo nel 1989. Da allora vive solo.
Ha due figlie: Monica, che vive a Roma,e Carlotta che vive a Milano.
La prima gli ha donato due splendidi nipotini: la bellissima Irene e il vivacissimo Paolo.
Il Giornale
Ricostruzione vera, oltre le ideologie
di Gabriele Morelli - domenica 08 ottobre 2006,
Viva la muerte!, il nuovo libro di Arrigo Petacco che reca come sottotitolo «Mito e realtà della guerra civile spagnola 1936-39», e dunque il lettore è subito informato che si tratta di una lettura del tragico evento sfrondata di ogni enfasi ed eccesso depositato dalle parti interessate. Nondimeno il titolo in castigliano - ¡Viva la muerte! - accoglie il grido di battaglia del generale Millán Astray, fondatore della Legione Straniera, lanciato nel paraninfo dell’Università di Salamanca. «Grido necrofilo e insensato», protesta coraggiosamente il rettore dell’Università, il grande scrittore Miguel de Unamuno, che provoca il noto proclama del collerico generale: «¡Muera la inteligencia! Viva la muerte!».
Il racconto della guerra civile spagnola tracciato da Petacco ricostruisce con precisione di dati e ricchezza di aneddoti i principali avvenimenti che hanno determinato il conflitto bellico e al contempo aiutano a spiegare la partecipazione massiccia di tanti giovani volontari, rappresentanti delle opposte ideologie, accorsi in Spagna da ogni parte d’Europa e anche dall’America. A cominciare dal primo capitolo, così eloquente fin dal titolo: «Un doppio funerale accese la miccia», truce premessa all’esplosione della violenza che poco dopo sarebbe esplosa, incendiando l’intero Paese. Ma già dal quadro emerso dal prologo, il lettore sa di ripercorrere una vicenda storica tra le più cruente, confortato dal giudizio equilibrato dello studioso.
Nessuna reticenza nel denunciare violenze ed atrocità commesse da una parte o dall’altra, già iniziate durante il governo Azaña prima ancora del pronunciamiento militare («Secondo un resoconto delle Cortes, dal 16 febbraio al 17 giugno si registrano 269 morti, 1287 feriti, 160 chiese distrutte e 251 saccheggiate»); né alcun ossequio da parte dello storico-giornalista nei confronti degli scrittori e delle grandi firme del giornalismo mondiale (Malraux, Hemingway, Dos Passos, Koestler, Ehrenburg, Orwell), impegnati in una gara «a chi mentiva di più». Ad esempio - informa Petacco - Arthur Koestler, futuro autore di Buio a mezzogiorno, allora agente infiltrato in Spagna del Comintern, pubblicava di Gabriele Morelli - domenica 08 ottobre 2006, 00:00
i suoi articoli, ritenuti esempi di ammirevole obiettività, sotto il controllo del comunista tedesco Willi Münzenberg, che sovente li cestinava perché considerati poco propagandistici.
Il libro segue un tracciato diacronico che ricostruisce l’epopea dei grandi episodi militari della guerra vissuti dai due fronti lungo l’austera e dispersa geografia del Paese: l’assedio di Alcázar, la difesa di Madrid, Guernica, la fine della Repubblica ecc., senza dimenticare di analizzare il coinvolgimento di Mussolini nel conflitto e la presenza dei soldati italiani in Spagna, di cui informano i capitoli «La battaglia di Guadalajara», «La conquista di Santander» e «La brigata Garibaldi tra due fuochi». A proposito della prima campagna, nell’imminenza dello scontro, veniamo a sapere del contrasto tra la circolare inviata dal nostro ministro degli Esteri che, fatti salvi i prigionieri spagnoli, invitava a passare subito per le armi «i mercenari internazionali e naturalmente per primi i rinnegati italiani», mentre il contrordine perentorio inviato dal generale Roatta recitava. «I prigionieri non (dico non) devono essere fucilati. Non vi è alcun eroismo nell’uccidere gli inermi». Anche qui, nel momento drammatico della lotta e della ferocia, emergono due Italie, due diversi comportamenti, il primo ottuso e fazioso; il secondo (che in parte ci conforta), civile ed umano.
Merito indubbio del libro ¡Viva la muerte! è lo sforzo dell’autore di allontanare ogni forma di mito creato proditoriamente dalle diverse ideologie, restituendo il racconto alla semplice realtà dei fatti, a cui oggi possiamo accedere grazie all’abbondante documentazione storica uscita negli ultimi anni degli archivi segreti russi. Petacco esamina in profondità due casi elevati a esempi emblematici di eroismo e orrore da parte delle due diverse fazioni: l’assedio dell’Alcázar di Toledo, difeso dal comandante nazionalista Moscardó, e il bombardamento di Guernica, immortalato dalla celebre icona di Picasso, per giungere alla conclusione che entrambi i miti sono frutto di esagerazione e menzogna. Sul primo, si possono leggere i brani che pubblichiamo qui accanto, mentre sul secondo va corretta la vulgata antifascista riguardo la gratuità dell’attacco aereo e l’entità del disastro. Inoltre, sulle intenzione del dipinto, il libro riconferma un dato conosciuto, e cioè che «Picasso lo aveva già terminato nel 1935 e intitolato originariamente La corrida, su incarico della città di Malaga, che voleva commemorare il celebre torero José Gómez Ortega».
La guerra di Spagna fu un evento tragico che divise e sconvolse un Paese lasciandolo in un terribile bagno di sangue. Ricordiamolo: una delle prime vittime innocenti fu un poeta, l’indimenticabile Federico García Lorca. Questa nuova lettura di Arrigo Petacco, che oltre tutto si fa apprezzare per la chiarezza ed eleganza della scrittura, conferma un’amara verità: la terribile mostruosa violenza, causa di innumerevoli morti, che accomuna le due ideologie. Ma oggi - e diamo la parola all’autore - «col senno del poi, possiamo serenamente affermare che se al posto di Franco avessero vinto i suoi avversari, invece di una Spagna fascista avremmo avuto una Spagna comunista. Insomma: dalla padella alla brace».
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