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08
Giu
2012

Umbria divisa tra orgoglio e criticità

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 altThyssenkrupp Acciai Speciali Terni Spa al primo posto con 2.366.795.000 euro, seguita da Pac 2000A Conad con 2.055.162.000 euro e al terzo Coop Centro Italia con 628.090.000 euro. Questo il nuovo podio della classifica delle

società di capitali dell’Umbria, dalla cui analisi si evince come perla prima volta, dopo alcuni anni, dietro il colosso dell’acciaio, troviamo due compagini della GDO (Grande distribuzione organizzata). Poi a seguire le altre top companies: da Eurospin Tirrenica spa con un ragguardevole 446.960.579 euro a Colacem Spa 360.725.409 euro. Inoltre Iges srl (del gruppo Pac 2000 A Conad) con 323.465.000 euro, Farmacentro Servizi e Logistica (Cooperativa) con 308.577.329 euro, GMF GRANDI Magazzini Fioroni Spa (Cons) con 254.785.663 euro e Terninox spa con 221.442.149 euro. Nella gerarchia per utile netto, spicca sempre la cooperativa PAC 2000 A Conad con 40.597.000 euro, seguita da Società delle Fucine Srl con 29.067.140 euro e dalla VCP Vetreria Cooperativa Piegarese con 22.533.346 euro. Poi Eurospin Tirrenica Spa con 17.771.001 euro e Luisa Spagnoli Spa con 17.465.000 euro. E ancora a seguire ISA Industrie Scaffalature Arredamenti Spa con un ottimo risultato di 15.937.131 euro. Da notare, inoltre, come fra le top ten in classifica per fatturato, solo una compagine, Tk, chiude in perdita.

Questi sono solo alcuni dati che il Centro Studi Economico e Finanziario Esg89, che ogni anno analizza le performance delle aziende umbre, ha messo nero su bianco all’interno della pubblicazione dell’Annuario Economico dell’Umbria 2012-2013. A spiegarli il presidente del Centro Studi Economico e Finanziario ESG89, editore degli Annuari Economici d’Italia, Giovanni Giorgetti, che sottolinea . . . Fra le top 1000, inoltre, la percentuale di società con il segno ‘+’ raggiunge il 77,60%. Rispetto all’esercizio precedente sale il peso degli oneri finanziari del 33%, a testimonianza del maggior ricorso al credito e/o dell’incremento del costo dello stesso. E’ il comparto del Commercio quello che ‘pesa’ di più per fatturato fra le top 1000 dell’Umbria con oltre 6 miliardi di euro (su un totale di oltre 23 miliardi), seguito dal Meccanico-Metallurgico con 5 miliardi e dall’Alimentare con 1,272 miliardi A seguire, infine, l’Edilizia-Produzione Materiali con 1,22 miliardi di euro.
Un dato interessante, infine, è quello relativo alla dimensione aziendale, sempre riferito alle top 1000 per fatturato: nel 2006 il 3,2% aveva un valore superiore ai 100 milioni, dopo 5 anni il numero è salito al 4,2%. Nella fascia 5-50 milioni il valore si è ancor più apprezzato, passando dal 50% all’odierno 61,30%.
UMBRIA – L’ORGOGLI
O Fra i comparti che sembrano eccellere osserviamo il Meccanico, la Distribuzione, il Tessile-Abbigliamento e il Commercio-Gdo. Gran parte delle società del comparto della distribuzione fanno riferimento all’economia ‘Green’, che negli ultimi anni ha suscitato forte interesse e sviluppo. Per gli altri, chiaramente, i successi non sono ‘generalizzati’ e laddove la capacità di innovazione e di internazionalizzazione è stata prevalente, gli imprenditori hanno annoverato buoni risultati di bilancio. Sono ben 189 le società in buona salute in regione e su queste bisognerà puntare sia per la stabilità economica che per quella occupazionale

. UMBRIA – LE CRITICITA’
Per le aziende che evidenziano uno stato di criticità e di crisi, il comparto più in difficoltà sembra essere proprio quello dell’Edilizia, seguito dal Meccanico e dal Commercio al Dettaglio e dell’Auto con esclusione della Gdo. Nel caso del comparto della Meccanica si fa riferimento a quelle società, perlopiù di sub-fornitura, che hanno visto ridursi gli ordini provenienti dai mercati interni ed esteri, e che, quindi manifestano difficoltà di reperimento di nuove commesse. Per l’edilizia e per il commercio in generale, la stagnazione dei consumi da un lato e la crisi delle compravendite immobiliari dall’altro, sta arrecando forti preoccupazioni. E il futuro non sembra poter offrire grandi prospettive almeno a breve. Sono circa 200 le società che dimostrano evidenti criticità. Per alcune di queste le prospettive sono davvero poco rassicuranti. Per altre, invece, solo un drastico ridimensionamento dei costi di gestione unitamente ad una sana ristrutturazione dei processi di innovazione, potranno far sperare per la sopravvivenza.

(Centro Studi Economico e Finanziario Esg89)