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04
Feb
2009

GENOVA . LE "LAVATRICI" DI PRA' GIOVEDI IN TV NEL PROGRAMMA LA VITA IN DIRETTA

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RICCIUTI Giovedì 5 Febbraio 2009, dalle 17 alle 18, le telecamere de “La vita in diretta”, il programma in onda ogni giorno, dal lunedì al venerdì, su Raiuno, e condotto da Lamberto Sposini, saranno a Genova, presso le “Lavatrici”, sulle alture di Prà, per illustrare, insieme ai residenti, i numerosi problemi del quartiere. Lo comunica l’amministratore condominiale Giacomo Ricciuti che cura la gestione comune degli edifici dal 52 al 66 di via Vittorini.

 Anni di denunce e di disagi, ma poco è cambiato da queste parti. E dopo i numerosissimi articoli da parte dei quotidiani locali, ora si muove la principale emittente nazionale, con uno dei suoi programmi più seguiti.

 “La vita in diretta” sarà presente alle “Lavatrici” con una troupe e una inviata. Le riprese avverranno, ovviamente, in diretta, dalle 17,40 circa alle 18. La situazione, negli edifici, si è notevolmente aggravata nelle ultime settimane. A seguito delle insistenti piogge, alcuni degli appartamenti sono costantemente allagati. L’acqua gocciola dai soffitti e dai lucernai, riempie i pianerottoli, i salotti e le camere da letto dei poveri inquilini. La situazione è drammatica, e il rischio di incidenti, purtroppo, sempre più elevato. I residenti sono bagnati e infuriati: «Non ne possiamo più di queste condizioni, è una vergogna. Il Comune deve assolutamente intervenire per mettere fine a questo scempio. Sono vent’anni che facciamo battaglie».

Il Comune è il proprietario delle “Lavatrici”, in quanto si tratta di case popolari. Ed è il principale bersaglio, quindi, della protesta. «Siamo preoccupati perché l’acqua entra da tutte le parti - affermano Giuseppe Betrò e Giacomo Ricciuti, rispettivamente consigliere e amministratore degli stabili - Chi più chi meno, le case sono allagate, perché i muri non sono più in grado di tenere, in quanto zuppi di acqua». A essere coinvolte sono circa 55 famiglie, un numero elevato. «Lo spessore dei muri - prosegue Betrò - non supera i dieci centimetri. Praticamente i nostri muri esterni sono come quelli interni degli edifici normali, le cosiddette tramezze. Non c’è traccia, da noi, di coibentazione, né di intercapedini». «È normale che i muri si riempiano di acqua - osserva Giacomo Ricciuti - perché le “Lavatrici” sono state costruite con prefabbricati, come se si trattasse di edilizia industriale. Il problema è che qui le persone ci devono abitare».

 Da un piano all’altro degli stabili, si scoprono crepe un po’ dappertutto. Anche i muri vicini alle porte dell’ascensore sono zuppi, e il rischio che la cabina si fermi è sempre elevatissimo. Per non parlare delle scale esterne: ripide, senza corrimano e piene di spuntoni di cemento armato nei quali si rischia di inciampare. «Senza contare - prosegue Betrò - che qui abitano molti anziani, persone sole e, in certi casi, pure malate. Meriterebbero di vivere in un ambiente migliore». È l’ennesima denuncia di degrado, da parte degli inquilini delle “Lavatrici”. L’ennesima in tanti anni. «A rischiare di più sono quelle case confinanti con appartamenti lasciati vuoti. Qui l’acqua entra e non viene asciugata, trasuda attraverso i muri e finisce nelle altre case. Pochi giorni fa i pompieri sono dovuti intervenire, entrando in alcuni appartamenti».

La lista dei disagi è infinita. «Eppure - dice Giacomo Ricciuti - queste persone non hanno grosse pretese: chiedono soltanto di vivere in un ambiente normale, con un minimo di tranquillità e di servizi». «Il Comune - conclude Betrò - deve assolutamente intervenire. Non vogliamo che si accorgano di noi soltanto quando sarà successo qualcosa di molto grave. Bisogna darsi da fare adesso». L’allusione è a un possibile crollo infrastrutturale. Alle “Lavatrici” nessuno lo dice apertamente. Ma tutti lo pensano. E, ovviamente, lo temono.